Lettera Natale 2017

Avvento – Attesa cristiana

Con l’Avvento viene dato l’inizio a un nuovo anno liturgico che permette di rivivere i misteri della vita di Gesù e della storia della salvezza.

L’attesa di un mondo che, gravato dal peccato, desidera veder giungere il suo liberatore: Gesù, il Cristo si fa vicinanza provvidente e ci dona tutto se stesso. In avvento riascoltiamo la voce dei profeti che hanno annunziato la venuta del Salvatore, riviviamo l`attesa e la speranza dei giusti dell’Antico Testamento che hanno desiderato, scrutandole da lontano, di vedere realizzate le promesse di Dio. In questo tempo contempliamo la fede di coloro che sono stati chiamati ad essere protagonisti di questi fatti: Giovanni Battista, Giuseppe, Maria.

Tutto il tempo di Avvento, con il Natale, è un cammino che permette di attingere alla fonte inesauribile del mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, il mistero che ha diviso la storia dell’umanità in due parti: prima di Lui e dopo di Lui.

La festa del Natale rinnova la memoria dell’amore del Padre che ci ha ridato la vita divina perduta a causa del peccato. La venuta di Gesù è stata preceduta dal profeta penitente, dalla figura austera di Giovanni Battista, il quale ci invita, ancora una volta, a vivere una vita rinnovata.

Con il suo esempio e la sua parola, il Battista ha preparato i cuori a ricevere il Signore. La sua voce non ha perso la sua attualità e la sua urgenza: prepariamo anche noi, oggi, la strada del Signore.

Il profeta è consacrato dallo Spirito di Dio e inviato ad annunziare il tempo della misericordia del Signore: il Vangelo ai poveri, il perdono ai affranti e la liberazione agli schiavi. Giovanni il Battista è inviato da Dio per essere testimone di Gesù che viene.

Non è lui il Cristo atteso. Egli è il messaggero che grida: “preparate la via del Signore”.

Giovanni il Battista prepara la strada per il Signore, e si mette alla testa di tutti gli esuli per condurli alla liberazione definitiva.

I gesti compiuti da Giovanni nel deserto di Giudea, nei pressi del Giordano richiamano a un cambiamento radicale di vita.

Dietro a ciò vi è però la ferma convinzione che, con la predicazione e l’azione di Giovanni nel deserto, è iniziato il tempo decisivo della salvezza portata dal Signore. Essa richiede un nuovo orientamento di tutta la propria vita, con la certezza che Dio può cambiare radicalmente il passato, in forza delle Sue promesse di perdono e purificazione. Il salto qualitativo tra il compito del profeta e quello del Messia viene espresso con una nuova antitesi: battesimo mediante l’acqua, battesimo mediante lo Spirito Santo.

Giovanni non attira l’attenzione su un messia assente e che verrà nel futuro, ma su un Messia che è già in mezzo a noi, ma che noi non ri-conosciamo. Egli testimonia che Dio è presente in mezzo al suo popolo.

L’azione di Dio si incarna nella storia e ne assume i ritmi e le specificità.

Natale

  “Oggi è nato per voi un Salvatore”: oggi, non duemila anni fa, perché il Vangelo è contemporaneo di tutti, e la liturgia è l’eterno oggi nella storia degli uomini. La grazia di quella Notte Santa è in questa notte, e tu puoi accedere alla Grazia del Salvatore, alla Grazia che è il Salvatore, “un Bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia”. Un Grande mistero in uno spazio scomodo, Dio immenso e immortale nella nostra carne mortale, l’eternità entrata nel tempo.

Non si deve più guardare in alto per incontrare Dio, perché Egli si è chinato sul mondo e si è reso visibile, accessibile, manducabile. Non chiedere ragioni alla ragione, ma interroga il cuore che nel Natale è il tuo cuore bambino, con occhi grandi davanti al presepe, pronto a credere a una Storia mai raccontata. Sorrisi, adorazione, gioia, lacrime, certezza d’essere salvi nonostante tutto, davanti a Dio che si fa uomo perché l’uomo diventi dio.

Posso chiedere al Bambino che nasce di farmi comprendere ciò che nessun altro potrà spiegarmi, e  insegnarmi la follia dell’amore che non bada a prezzi e non fa calcoli pur di salvare l’amato. Quanto ti è costato amarmi tanto, Signore, fino a questo punto: insegnami che il legno della mangiatoia è già quello della Croce. Non è mai stato così bello perdere e perdersi nella vastità di un amore che mi precede, mi accompagna, mi attende.

 “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).

Entra nei intrichi della storia per salvarla dall’interno.

Dio realizza le promesse, ma in un modo davvero “quotidiano”: attraverso una giovane donna che dice il suo “si” e un bambino che apparentemente e uguale a tanti altri. Questo contrasto tra la grandezza della promessa divina e il modo in cui essa si realizza ci invita a riflettere su come Dio va realizzando la sua promessa nella nostra vita.

Se è vero che quel bambino realizza la promessa con cui Dio si era legato al popolo di Israele, è anche vero che quella nascita realizza la promessa con cui Dio si è legato ad ogni uomo. Potremmo chiederci: qual è la promessa di Dio per me? Solo riprendendo coscienza del dono che Dio vuole farmi, riscoprendo che lui ha qualcosa da darmi, potrò prepararmi ad accoglierlo nel quotidiano della mia vita.

Nel Natale si contempla Dio alle prese con una nuova creazione, dove il Figlio incarnato è il nuovo Adamo finalmente obbediente, e venuto a invertire il circuito degli eventi da vizioso in virtuoso. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui, e portano in sé già il timbro del Cristo, il suo volto, il suo sangue redentore. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”: annuncio della fede intorno a cui ruota tutto il credo cristiano. Considera come il tuo Dio sia venuto a cercarti nei meandri della colpa e per salvarti abbia assunto la tua povera natura, sia venuto ad abitare, abbia posto la sua tenda tra le case degli uomini, per respirare la tua aria, piangere le tue lacrime, condividere la fame, la sete, la gioia il dolore. Dal momento dell’Incarnazione, tutte le espressioni dell’umano, fatta eccezione per il peccato, divengono divine, è divino il nascere e il morire, il lavoro e il tempo libero, il dolore e il piacere, l’amicizia e la dolcezza della mensa. Scopri in ogni espressione umana una traccia di Gesù, e impara a sentire il suo profumo ovunque, non ti ritrarre dall’umano, perché da oggi coincide con l’allontanarti da Dio.

Non rinunciare ad essere uomo, non tagliarsi fuori da quella comunione di fratelli che Gesù è venuto a restaurare in maniera così bella, da rendere l’umanità peccatrice e redenta più bella dell’originale uscito dalle mani del Padre, all’atto della creazione.

Fa’ che io ti conosca, Dio che non ti stanchi di me, che ti riconosca come Salvatore e ti adori nel Figlio che è nato per noi. Dio Bambino, che ci riporti alla bellezza del sogno originario dell’umanità.

Mentre continuiamo a festeggiare la “nostra” chiesa  in questo centenario di parrocchia, disponiamo  i nostri cuori come Maria; prepariamoci alla venuta di Dio nella nostra vita. Abbiamo bisogno di Lui; il mondo ha bisogno di Lui. Vegliamo, dunque, nel raccoglimento e nelle buone opere.

 

Auguri a tutti

Il parroco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *